Ha senso parlare di sicurezza e infortuni sul lavoro in una prospettiva di genere, con un occhio di riguardo a specificità e differenze tra uomini e donne?
Secondo noi sì. E l’8 marzo può essere una buona occasione per farlo, a partire da quattro dati significativi, analizzati nelle loro tendenze di lungo periodo grazie al Dossier Donne 2024 – Infortuni e malattie professionali, appena pubblicato dall’Inail.
Primo dato: per quanto riguarda le denunce di infortunio, quelle che riguardano le donne sono poco più di 1/3 del totale (pari nel 2023 a 207.522 contro 377.872 denunce relative a infortuni maschili).
Secondo dato: nel caso di infortuni mortali le donne sono stabilmente meno degli uomini, con un’incidenza che oscilla intorno al 10% (86 vittime tra le donne su 1041 decessi nel 2023, 160 su 1090 decessi nel 2022).
Terzo dato: cambiano invece le proporzioni nel caso degli infortuni in itinere, ovvero nel tragitto casa-lavoro. In questa categoria il numero di donne coinvolte è superiore a quello degli uomini (o al massimo pari, come nel biennio 2020/21 dove ha inciso il ricorso allo smart working legato alle misure anti Covid), anche in valore assoluto.
A partire da questi numeri, proviamo a condividere qualche ulteriore considerazione.
È fuor di dubbio che gli uomini sono più soggetti al rischio di morte o infortunio sul lavoro. Questo a causa di una loro maggior presenza in settori critici, come l’edilizia e le costruzioni, l’agricoltura e l’industria pesante.
È altrettanto vero che l’esposizione al rischio sul lavoro, analizzato al femminile, presenta delle specificità significative, associate anche ai diversi ruoli sociali di uomini e donne. Proviamo a elencare queste specificità.
1. Alta incidenza degli infortuni in itinere tra le donne
Il dato relativo agli infortuni in itinere è una costante negli anni, con un’unica significativa inversione di tendenza nel biennio 2020/21, grazie a un massiccio ricorso allo smart working durante il Covid. Ed è un dato che contrasta con la proporzione generale degli incidenti stradali in Italia, che coinvolge più gli uomini che le donne.
È probabile che la necessità di mantenere un equilibrio tra dimensione professionale e vita familiare pesi molto di più sulle donne che sugli uomini, con un’inevitabile ripercussione a livello di stanchezza proprio negli spostamenti casa-lavoro.
In questo senso misure come la flessibilità degli orari o il ricorso seppur parziale allo smart working (ad esempio per alcuni giorni alla settimana) potrebbero essere utili.
2) Esposizione al rischio nei settori della sanità e dell'assistenza
Il rischio di infortuni sul lavoro per le donne è fortemente collegato a settori come la sanità e i servizi di assistenza, dove la componente femminile rappresenta una risorsa preziosa e insostituibile.
Gli anni del Covid hanno dimostrato in modo inequivocabile questo legame. Il 70 % degli infortuni da contagio sono infatti riferibili alle donne. Ma al di là della dimensione fisica, le donne sono maggiormente esposte anche a nevrosi, disturbi da stress lavoro-collegato e rischio di burn-out, dimensioni fortemente correlate alle professioni cosiddette “d’aiuto”.
3) Violenza e aggressioni sul lavoro
Esiste un rischio di violenza e aggressioni sul lavoro, molto più significativo verso le donne che verso gli uomini.
Le lavoratrici vittime di aggressioni o violenze (per esempio da parte di pazienti o loro familiari nei confronti di operatori sanitari, da studenti nei confronti di insegnanti, fino ai rapinatori in banche o uffici postali) rappresentano nel 2022 (ultimo dato disponibile) il 2,6% di tutti gli infortuni femminili avvenuti in occasione di lavoro. Una percentuale apparentemente piccola che però corrisponde a più di 6000 casi in un anno.
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