Nel panorama della cosiddetta Inox Valley, il distretto industriale a cavallo tra le province di Treviso, Belluno e Pordenone che ha fatto della lavorazione dell’acciaio la sua fortuna, splende come un gioiello la F.lli Perin.
Bagliori, scintille e riflessi hanno molto a che fare con la materia prima che Perin lavora e trasforma. Quelle lastre d’acciaio che danno forma e sostanza a componenti per attrezzature e grandi impianti in una moltitudine di settori che vanno dall’HoReCa alla Protezione Civile, da contesti comunitari, come quelli ospedalieri e militari, all’arredamento. Accanto ai grandi classici, come pentole, lavelli e vasche, Perin ha allargato la sua gamma a piani di lavoro, top e progetti personalizzati che riguardano sia gli ambienti cucina che i sanitari e gli accessori per il bagno.

Dal boom economico al successo dei giorni nostri
La storia di questa azienda ha le sue radici negli anni del boom economico ma conosce un’accelerazione in tempi recenti. “Siamo nati all’inizio degli anni ‘60, grazie all’intuizione di mio padre – ci racconta la Vice Presidente e Ceo Monica Perin –. Siamo rimasti fedeli a una conduzione di stampo familiare fino a pochi anni fa, quando abbiamo capito che per poter crescere dovevamo aprirci anche ad alcune figure manageriali che avessero un’esperienza e una visione più ampia. Una scelta necessaria soprattutto in alcuni settori chiave, come la finanza, la produzione e la gestione del personale. In parallelo abbiamo accolto con piacere l’ingresso in azienda della terza generazione Perin, affidando a mia figlia Georgia un settore nevralgico, come l’export”.

Due parole chiave: ricerca e innovazione
Una scelta che ha pagato. Negli ultimi tre anni la F.lli Perin ha conosciuto una crescita importante, non solo in termini di fatturato.
“Abbiamo puntato in maniera decisa sull’innovazione – spiega Monica Perin –, investendo sia in nuove tecnologie che nello sviluppo di una gamma di prodotti diversi da quelli che hanno fatto la nostra storia. Mi piace ricordare, tra le cose già realizzate, la linea “Color Living”: una gamma di lamiere colorate, ottenute grazie a un mix di tecniche sottovuoto e trattamenti protettivi nano ceramici. Gli articoli “Color Living” uniscono effetti di luce cangianti a una totale compatibilità con l’utilizzo in ambito alimentare, secondo gli standard della certificazione Moca. Ancora in fase di completamento, invece, lo sviluppo e il lancio di un nostro brand nell’ambito delle cucine di alta gamma e design, destinato al canale di vendita B2C”.
Tra le altre novità c’è quella, legata all’attualità, di una “Sanitizing station”: un’elegante struttura autoportante in acciaio dove disporre prodotti e oggetti per l’igiene e la sanificazione, senza rinunciare né alla funzionalità, né all’eleganza.
Una vocazione per la sicurezza
Lo sviluppo di una linea di prodotti antiCovid è coerente con l’attenzione che da sempre l’azienda riserva al tema della sicurezza e della prevenzione. “Qui lavorano 60 persone – ricorda Monica Perin –. Siamo una realtà manifatturiera che appartiene a una categoria di rischio piuttosto elevato, ci sono macchine da taglio e presse. Per questo ci impegniamo a garantire un ambiente di lavoro il più possibile sicuro e confortevole. Non solo per obbligo di legge ma perché crediamo che questo contesto possa motivare le persone a sentirsi a proprio agio e a dare il loro meglio”.
Da questa filosofia deriva non solo la certificazione OHSAS 18001, in transizione verso la ISO 45001, ma anche l’installazione recente di un impianto di climatizzazione nei reparti di produzione. Parliamo di ambienti dove nei mesi estivi la combinazione tra temperatura esterna e surriscaldamento dovuto ai macchinari risultava pesante per gli operai.

Il legame con il territorio e la comunità
Monica Perin declina il radicamento nel territorio e il concetto di responsabilità sociale in modo molto personale. “C’è prima di tutto un legame forte con il nostro paese, l’Italia – afferma con orgoglio –. È il motivo per cui abbiamo scelto di mantenere una filiera di fornitura al 100% Made in Italy e al tempo stesso di scartare varie ipotesi di delocalizzazione della produzione all’estero”.
In seconda battuta c’è una relazione con il territorio che ne valorizza soprattutto la produzione agricola e la tradizione gastronomica. Si collocano all’interno di questo filone, ad esempio, le partnership con il Consorzio di Tutela del Radicchio Rosso di Treviso e con il progetto Agrichef di Coldiretti. “Siamo consapevoli – conclude Monica – che l’esistenza della nostra azienda è legata a doppio filo con l’agricoltura e la ristorazione. In gran parte produciamo attrezzature che servono per cucinare. In un momento di grande popolarità, soprattutto televisiva, degli chef stellati abbiamo fatto una scelta controcorrente: associare il nostro nome alla figura degli Agrichef, dei cuochi-agricoltori che ben rappresentano a mio parere la sintesi vincente tra territorio, agricoltura e ristorazione”.
