Possiamo ben dire che, tra maggio, giugno e luglio, è tempo di Bilanci di Sostenibilità.
Sono sempre di più infatti le aziende che, in parallelo con il bilancio d’esercizio, realizzano un report dove rendicontano le azioni e i risultati in materia di sostenibilità.
A differenza del bilancio d’esercizio – che è documento pubblico, in quanto depositato in Camera di Commercio, ma raramente oggetto di divulgazione ampia – il Bilancio di Sostenibilità (o Report o Relazione d’impatto: molti i nomi, minime le differenze!) è diventato un vero e proprio strumento di comunicazione aziendale.
Per questo è importante fare un po’ di chiarezza, a partire da un aspetto fondamentale: il Bilancio di Sostenibilità è obbligatorio oppure no?
Per quali aziende è un adempimento volontario e per quali lo prescrive la legge? E nel caso sia una scelta volontaria, perché farlo? E se si sceglie di farlo, come farlo?
Proviamo a dare una risposta chiara, semplice a queste (e altre) domande di base per fare chiarezza sull’argomento.
1. Bilancio, Report o Relazione di Sostenibilità, cambia qualcosa oppure no?
Avrete sentito parlare di Bilancio di Sostenibilità, di Report di Sostenibilità, di Relazione d’impatto e, in qualche caso di Dichiarazione (o Informativa) non finanziaria: sono documenti tra loro differenti oppure no?
Chiariamo subito, per punti:
- definirlo Bilancio di Sostenibilità o Report di Sostenibilità non cambia nulla rispetto ai contenuti e alla finalità del documento;
- anche quando si parla di Relazione d’impatto o di Dichiarazione non finanziaria cambia poco rispetto ai contenuti generali, la vera differenza consiste nell’obbligatorietà;
- la Dichiarazione non finanziaria è infatti un documento di rendicontazione obbligatorio in Italia per alcune aziende (individuate in base alle loro caratteristiche e alla dimensione, come spieghiamo nel prossimo paragrafo), che va allegato alla Relazione di gestione (ovvero al Bilancio d’esercizio);
- la Relazione d’impatto invece è un documento obbligatorio in Italia per le aziende che hanno assunto la qualifica di Società Benefit, va allegato al Bilancio d’esercizio e deve contenere al suo interno una valutazione condotta con criteri indipendenti (ad esempio utilizzando il B Impact Assessment di B Lab) degli impatti generati dall’azienda a livello sociale e ambientale.
2. Per quali aziende è obbligatorio oggi il Bilancio di Sostenibilità e in base a quale normativa?
Il D. Lgs. n.254/2016, che ha recepito la Direttiva 2014/95/UE, ha reso obbligatoria la redazione e la pubblicazione della Dichiarazione Non Finanziaria per queste aziende:
1. Enti di Interesse Pubblico (Società o holding di gruppo quotate in borsa), banche, assicurazioni e imprese di riassicurazione che hanno un numero di dipendenti superiore a 500 e uno dei seguenti requisiti:
- 20 milioni di euro come totale attivo dello stato patrimoniale;
- 40 milioni di euro come totale dei ricavi netti delle vendite e delle prestazioni.
2. Società capofila di gruppi di grandi dimensioni aventi la qualifica di Enti di Interesse Pubblico, che hanno superato gli stessi limiti dimensionali.
Come già detto, per le aziende che hanno la qualifica di Società Benefit, indipendentemente dalla loro dimensione esiste l’obbligo di redigere e pubblicare nel proprio sito web una Relazione d’impatto. Potete trovare qui un approfondimento sul tema.
3. È previsto a breve un allargamento dell’obbligo?
Sì. Secondo la direttiva “Corporate Sustainability Reporting” della Commissione UE, pubblicata in Gazzetta Ufficiale il 16 dicembre 2022, a partire dal 2024, con scadenze differenziate per le diverse classi dimensionali, tutte le imprese di grandi dimensioni (oltre i 250 dipendenti) e le PMI quotate dovranno rendicontare le informazioni di sostenibilità.
Attenzione: quest’obbligo potrà coinvolgere indirettamente anche PMI non quotate, nel caso in cui siano controllate da un’impresa più grande, a sua volta soggetta all’obbligo (e responsabile, per legge, delle dichiarazioni in materia di sostenibilità delle imprese “figlie”).
4. Andiamo oltre l'obbligo: quali sono le opportunità?
Posto che l’obbligo, in forma diretta o indiretta, si sta allargando, quali motivi possono spingere verso il Bilancio di Sostenibilità un’azienda che ancora non è tenuta a farlo?
L’opportunità principale è quella di misurare, rendicontare e comunicare le proprie azioni e prestazioni relative a questi aspetti:
- gli impatti sull’ambiente (in termini di processi produttivi e di prodotti);
- le relazioni con la comunità e il territorio di riferimento;
- la relazioni con i dipendenti;
- la governance (ovvero quell’insieme di organi e di regole che disciplinano la gestione e la direzione di una società).
È una fotografia che l’azienda fa di sé stessa a 360°, prendendo in considerazione aspetti che il bilancio economico non considera ma che in realtà possono condizionare le performance economico finanziarie degli anni futuri. Un documento che può accompagnare e supportare la redazione del piano strategico e del piano di sviluppo.
È anche, non da ultimo, uno strumento completo di comunicazione, rivolto sia all’interno dell’azienda che all’esterno (e in questo caso non solo verso i clienti).
5. Ci sono regole, standard, linee guida in materia di Bilancio di Sostenibilità?
Sì, esistono degli standard, che funzionano più come linee guida che come obblighi.
Il più noto e utilizzato a livello internazionale è lo Standard GRI, sviluppato dalla Global Reporting Initiative, che definisce una serie di indicatori (alcuni quantitativi altri qualitativi) da misurare e rendicontare.
È prevista per quest’estate anche la pubblicazione delle “Linee guida europee per la rendicontazione di sostenibilità”, volute dalla Commissione Europea. Le bozze sono consultabili qui, si tratta di un’impostazione molto simile agli Standard GRI.
Qual è il vantaggio per chi segue queste linee guida? Soprattutto uno: poter confrontare i contenuti e i risultati del proprio Bilancio di Sostenibilità con quelli di altre aziende che seguono le stesse linee guida.
6. "Indicatori" e "misurazione": le due parole chiave!
Non esiste un Bilancio di sostenibilità senza dati concreti. Questi dati concreti sono rappresentati da una serie di indicatori significativi.
Abbiamo già parlato, in generale, dell’importanza degli indicatori di prestazione (e di quei particolari indicatori che vanno sotto il nome di KPI, Key Performance Indicators), definendoli come “strumenti in grado di misurare i processi aziendali, a patto che li si rilevi e li si tenga monitorati con continuità”.
Quali possono essere gli indicatori d’impatto significativi rispetto ai diversi ambiti della sostenibilità aziendale? Spieghiamolo attraverso qualche esempio:
- indicatori relativi ai processi produttivi, come la rilevazione dei consumi di energia, le emissioni di CO2, il fabbisogno di acqua, la produzione di rifiuti, il volume degli scarti;
- indicatori relativi alle materie prime e al prodotto, come la % di materie prime rinnovabili e di materie prime riciclate utilizzate;
- indicatori relativi alla filiera d’acquisto, come la distanza media dei fornitori o la % d’acquisto concentrata su fornitori locali;
- indicatori relativi al personale: età, inquadramento contrattuale, anzianità di permanenza in azienda, infortuni, ore di formazione, livelli retributivi, congedi parentali;
- indicatori relativi alle relazioni con la comunità di riferimento: coinvolgimento in iniziative locali, attività di filantropia o di sostegno ad associazioni del territorio, coinvolgimento dei dipendenti in attività di volontariato.
Individuare gli indicatori più significativi per la propria azienda, raccogliere i dati (ricostruendo, dove possibile, anche quelli degli anni precedenti), analizzare i risultati, individuare degli obiettivi di miglioramento: queste azioni sono l’essenza stessa di un Bilancio di sostenibilità ben fatto.
7. Tempi di realizzazione e impegno: cosa comporta un Bilancio di Sostenibilità?
Logica conseguenza del punto 6: non si fa un Bilancio di sostenibilità dall’oggi al domani. Prendetevi tutto il tempo che serve, soprattutto se non avete obblighi. Se il vostro obiettivo è arrivare, a maggio 2024, con un Bilancio di Sostenibilità 2023 sufficientemente completo, muovetevi adesso, perché è già tardi.
Individuare gli indicatori, e cominciare a raccoglierli, è un lavoro che coinvolge tutte le funzioni aziendali, per questo va distribuito nel tempo e ben coordinato, per evitare sovraccarichi e sovrapposizioni con altre scadenze e urgenze.
8. Il Bilancio di sostenibilità è uno strumento di comunicazione?
Sì, il Bilancio di sostenibilità può diventare lo strumento principe della comunicazione istituzionale di un’azienda, da non confondere naturalmente con la comunicazione commerciale e l’advertising.
È uno strumento di comunicazione interna, dell’impresa stessa verso i suoi dipendenti, nella misura in cui diventa un’operazione di trasparenza e coinvolgimento rispetto ai risultati e alle strategie aziendali.
È uno strumento di comunicazione esterna, verso tutti gli stakeholder: clienti, fornitori, sistema bancario, enti pubblici.
Le aziende più evolute in questo campo ne hanno fatto un vero e proprio documento di condivisione del loro sistema di valori.
9. Come può aiutarvi Nicoletti & Associati?
Possiamo supportarvi in due modi:
– se siete ancora indecisi, dandovi ulteriori informazioni, personalizzate sulla realtà della vostra azienda, sul Bilancio di sostenibilità e su tutti gli argomenti correlati;
– se invece avete scelto di realizzare questo strumento, seguendovi passo dopo passo nella redazione del Bilancio di sostenibilità, accompagnandovi dall’individuazione della strategia e degli indicatori fino alla stesura e impaginazione del documento.
Cosa aspettate? Contattateci!