Vi è capitata di recente sott’occhio la parola whistleblower e vi siete chiesti cosa significhi? Proviamo a capire di cosa si tratta e, soprattutto, in che misura può riguardarvi come lavoratori o imprenditori.
L’espressione vuol dire letteralmente “colui che soffia nel fischietto” e allude al gesto con cui un vigile o un arbitro intervengono per fermare un comportamento illegale o un’azione di gioco fallosa, richiamando l’attenzione di tutti.
Fuor di metafora si definisce whistleblower la persona che segnala comportamenti illeciti, fraudolenti o pericolosi di cui è testimone all’interno dell’organizzazione o azienda, pubblica o privata, dove lavora. La traduzione più diffusa in italiano è “segnalatore”, senz’altro meno incisiva ed evocativa.
Per estensione il whistleblowing si riferisce all’insieme delle pratiche che favoriscono e tutelano l’attività di segnalazione e si inseriscono spesso nel contesto più ampio della lotta alla corruzione.
L’uso di un termine inglese non è casuale, perché la cultura del whistleblowing nasce e si sviluppa nel mondo anglosassone, dove è stata prontamente regolamentata.
E in Italia? Nel nostro paese la disciplina che incentiva e protegge le attività di segnalazione di illeciti è molto più recente e in continua trasformazione. Il principale punto fermo è la sua sovrapposizione e integrazione con il D. Lgs 231 e il relativo modello organizzativo.
Abbiamo provato a ripercorrere l’evoluzione delle norme che disciplinano il whistleblowing in Italia, anche alla luce delle più recenti novità imposte dall’Unione Europea ma non ancora del tutto recepite.
2012: Legge Anticorruzione
Il primo passo ufficiale per la protezione di chi segnala illeciti da parte della propria organizzazione risale al 2012, con la legge 190, conosciuta anche come Legge Anticorruzione. Questa regolamentazione introduce finalmente in Italia la tutela della riservatezza dell’identità del whistleblower e lo sottrae al pericolo di ritorsioni o di licenziamento ma ha un grosso limite: riguarda soltanto la Pubblica Amministrazione.
2017: allargamento alle aziende private
Con la legge n. 179 del 2017 (che recita “Disposizioni per la tutela degli autori di segnalazioni di reati o irregolarità di cui siano venuti a conoscenza nell’ambito di un rapporto di lavoro pubblico o privato”) la platea dei soggetti coinvolti dalla disciplina del whistleblowing si allarga anche alle aziende private, sia pure con alcune differenze, nel dettaglio delle disposizioni, rispetto alla Pubblica Amministrazione. Vale per tutte le aziende? Non proprio…
La nuova legge infatti modifica e integra il D. Lgs 231 sulla responsabilità amministrativa delle organizzazioni. Cosa dice il D. Lgs 231? Due cose principali:
1) che enti e aziende sono direttamente responsabili in caso di reati compiuti o tentati da propri dipendenti a vantaggio dell’organizzazione per cui lavorano;
2) che l’adozione di un apposito Sistema di Gestione, chiamato appunto Modello 231, dimostra da parte di un’organizzazione la volontà concreta di prevenire qualsiasi forma di reato da parte dei propri dipendenti e attenua le responsabilità dell’azienda in relazione al reato che le viene contestato, alleggerendo il peso delle sanzioni.
Integrazione con il Modello 231
In sostanza la legge 179 del 2017 inserisce proprio all’interno del decreto D. Lgs 231 gli elementi fondamentali per la tutela di chi denuncia un illecito, ovvero:
1) l’obbligo, da parte dell’azienda, di predisporre più canali informativi adeguati ed esclusivi per la segnalazione degli illeciti;
2) il divieto di ritorsioni nei confronti di chi segnala e, in particolare, il divieto di demansionamento o licenziamento;
3) le sanzioni a carico sia di chi si rende colpevole di ritorsioni a carico del whistleblower, sia di chi produce volontariamente segnalazioni infondate.
Queste disposizioni di legge si traducono in altrettante procedure operative da implementare obbligatoriamente nel Modello organizzativo 231 da parte delle aziende che scelgono volontariamente di adottarlo.
Ultimo atto: la Direttiva Europea 2019/1937
Nel 2019 l’Europa interviene con una Direttiva che punta a rendere omogenee le singole normative nazionali e a stabilire dei criteri minimi di tutela da rispettare. Ad aprile 2021 il Parlamento italiano delega il Governo ad adottare un Decreto legislativo per recepire la Direttiva entro dicembre 2021, il termine ultimo previsto dall’UE.
Abbiamo notizia del Decreto? Ancora no! Nel frattempo però segnaliamo le principali novità che la Direttiva impone rispetto alla legislazione vigente in Italia.
1) Un allargamento delle aziende coinvolte.
A doversi dotare di strumenti per la protezione di chi segnala illeciti e di opportuni di canali per la segnalazione non saranno più soltanto le aziende che adottano un Modello 231. L’obbligo scatterà per tutte le aziende con più di 50 dipendenti, indipendentemente dalla loro attività, e in alcuni casi specifici (in relazione ai potenziali rischi) anche per società con un numero inferiore di dipendenti.
2) Una definizione più dettagliata di chi ha diritto a essere tutelato in quanto whistleblower.
Non soltanto amministratori, dirigenti e dipendenti (come previsto dal D. Lgs. 231/2001), bensì tutti i soggetti collegati in senso ampio all’organizzazione nella quale si è verificata la violazione, e che potrebbero temere ritorsioni a causa della situazione di vulnerabilità in cui si trovano. Ad esempio: ex dipendenti, lavoratori autonomi e tirocinanti; soggetti che lavorano sotto la supervisione e direzione di appaltatori, sub-appaltatori e fornitori; facilitatori, ovvero coloro che prestano assistenza al lavoratore nel processo di segnalazione; azionisti e membri dell’organo di amministrazione, direzione o vigilanza, compresi i membri senza incarichi esecutivi; colleghi e parenti del whistleblower.
3) Un allargamento delle condotte illecite che è possibile segnalare.
Le segnalazioni potranno riguardare violazioni più ampie rispetto ai reati e agli illeciti che sono compresi nel D. Lgs 231.
Siete interessati ad approfondire le interazioni tra Modello 231 e normativa in materia di whistleblowing? Oppure vi interessa implementare un Modello 231 nella vostra azienda? Contattateci!