Cento anni fa, spegnere cinquanta candeline era un traguardo; oggi, superare gli ottanta è quasi la normalità.
L’aspettativa di vita media globale ha infatti raggiunto i 73,6 anni: un salto epocale rispetto ai 32 anni di un secolo fa!
Grazie ai progressi della medicina, alla riduzione della mortalità infantile e a sistemi sanitari più avanzati, alle mille possibilità di tenersi in forma e di condurre uno stile di vita sano, l’essere umano ha “riscritto” il proprio destino biologico.
E il futuro?
Entro il 2050 si prevede che la media globale possa toccare i 78,1 anni.
Ma c’è una domanda che pesa più di ogni altra: vivremo più a lungo, sì, ma saremo anche in salute?
Se vuoi scoprirlo, non ti resta che continuare la lettura!
Una vita lunga, ma sana?
Se la scienza ha allungato la durata della vita, non ha ancora trovato l’elisir per garantire una vecchiaia senza acciacchi. Infatti, uno studio pubblicato su Nature (Implausibility of radical life extension in humans in the twenty-first century) solleva un punto critico: l’aspettativa di vita non può crescere all’infinito senza conseguenze, perché più anni non significano necessariamente più benessere: malattie croniche, fragilità e declino cognitivo sono ospiti indesiderati della terza età.
“I nostri corpi non funzionano bene se li spingi oltre il loro periodo di garanzia“, scrivono gli autori dello studio, con una metafora che suona come un campanello d’allarme, ed ecco perché il concetto di healthspan (durata della salute) diventa cruciale: l’obiettivo di allungare l’aspettativa di vita dev’essere perseguito insieme a quello di rendere quegli anni liberi da malattie invalidanti.
A tal proposito, anche il World Economic Forum ha lanciato un monito: se non miglioriamo la qualità della vita degli anziani, il futuro sarà fatto anche di sofferenza per i disturbi fisici dell’età e costi sanitari insostenibili.
Non basta dunque allungare la vita: se vogliamo farlo, dobbiamo anche reinventarla.
Una bomba a orologeria…economica!
È noto a tutti che più anni di vita significano più anni di mantenimento dal punto di vista economico e qui la questione si fa spinosa: con un’età pensionabile spesso anacronistica e un tasso di natalità in picchiata, il rischio di una “tempesta demografica perfetta”, purtroppo, è dietro l’angolo. Con meno lavoratori attivi e più pensionati si rischia infatti di far crollare i sistemi previdenziali!
Secondo i dati del già citato World Economic Forum, che ha analizzato la tematica previdenziale anche considerando gli obiettivi dell’Agenda 2030 dell’UE, attualmente, il 40% degli adulti in Europa non ha risparmi sufficienti per coprire più di sei mesi di spese, mentre si stima che per la terza età siano necessari risparmi per circa 40 anni.
Inoltre, in Italia, il 44% delle persone non sa quantificare il proprio cuscinetto finanziario ed è anche per questo che risulta essenziale promuovere l’educazione finanziaria e garantire l’accesso a consulenze finanziarie, specialmente per le fasce più vulnerabili.
Un lavoro lungo una vita: prospettive
Un altro aspetto da considerare nell’aumentare delle aspettative di vita è l’allungamento della vita lavorativa, che impone un aggiornamento costante delle competenze, per cui dimentichiamoci il concetto ormai “vintage” di carriera chiusa in un arco temporale ristretto!
Inoltre, vanno considerati anche due aspetti della nostra epoca, che già si stanno facendo sentire al giorno d’oggi:
- Il progresso della tecnologia, dell’intelligenza artificiale e dell’automazione, che avanza a velocità vertiginosa e che crea in molti casi il cosiddetto digital divide: i lavoratori più anziani spesso faticano ad aggiornarsi in materia di digitale, rimanendo esclusi e rischiando di perdere stabilità economica.
Così l’età, combinata con la mancanza di competenze digitali, può allontanare molti senior dal mercato del lavoro, limitando la loro capacità di risparmio.
- Il fattore climatico: con temperature in aumento e fenomeni meteorologici estremi, alcune professioni diventeranno sempre più dure! È il caso degli agricoltori, operai, operatori ecologici e forze dell’ordine e in generale di tutti i coloro che lavorano all’aperto, che saranno esposti a più rischi per la salute, specialmente per i più anziani.
Dovremo quindi ripensare ambienti di lavoro più sicuri e sostenibili, adattandoci a una realtà climatica sempre più ostile.
Finanza etica: il futuro passa (anche) da qui!
Se l’invecchiamento della popolazione porta con sé sfide economiche e sociali, la finanza etica potrebbe essere una chiave di volta per affrontarle, tramite alcuni strumenti cruciali che potranno garantire un futuro più equo e vivibile, come:
- Investimenti in settori che promuovono il benessere collettivo e la salute pubblica;
- La creazione di fondi pensione sostenibili;
- Un’assistenza sanitaria più accessibile;
- L’innovazione tecnologica come strumento volto al miglioramento della qualità della vita.
In conclusione, affrontare le sfide legate alla longevità richiede un approccio integrato che consideri salute, economia e aggiornamento professionale, anche orientando le risorse di cui si dispone verso un’economia più sostenibile e una finanza responsabile, che armonizzino le esigenze ambientali con quelle sociali; che possano prevenire ingiustizie e promuovere il benessere collettivo.
Abbiamo visto dunque che non basta cercare di allungare il calendario dell’esistenza; dobbiamo provare a riempire quegli anni di benessere, opportunità e dignità per tutti.
Sembrerà scontato, ma è pur vero che il tempo scorre e le scelte che facciamo oggi sono fondamentali, perché determineranno il mondo di domani.