Potrebbe sembrare un conto alla rovescia… invece è un Decreto Legislativo che, da qualche anno (quasi quindici), fa capolino sulle scrivanie di Amministratori delegati, Direttori amministrativi, Responsabili acquisti e quanti operano nei ruoli apicali di organizzazioni o enti come sono definiti nel D. Lgs 231/2001 e in tutte le sue modifiche e/o integrazioni.
Ma in definitiva di cosa si tratta?
Sulla base del D. Lgs 231/2001, le società e gli enti sono chiamati a rispondere in sede amministrativa per una serie di reati (elencati appunto nel D. Lgs 231), commessi nell’interesse o vantaggio dell’organizzazione stessa, dai propri amministratori o dipendenti.
Le attività illecite che possono originare la responsabilità amministrativa riguardano prevalentemente: i reati contro la Pubblica Amministrazione, i reati societari, la ricettazione, il riciclaggio e impiego di denaro di origine illecita, i delitti informatici, i reati ai danni della sicurezza dei lavoratori e i reati ai danni dell’ambiente; questi ultimi sono quelli che solitamente creano maggiore preoccupazione.
Poco considerato, ma a nostro avviso piuttosto frequente, è il reato di frode industriale e in commercio (pensate alle sofisticazioni alimentari piuttosto che ai falsi in produzione e commercio).
Le sanzioni a cui l’azienda potrebbero andare incontro, in caso di violazione del D. Lgs 231/01, sono particolarmente pesanti e applicabili anche in via cautelare. Sono previste infatti ammende pecuniarie (con importi variabili in base alla gravità del reato), sanzioni interdittive (che prevedono la sospensione per un determinato periodo dall’esercizio dell’attività aziendale), la confisca e la pubblicazione della sentenza con conseguente danno di immagine.