Avete mai sentito parlare di intelligenza emotiva? È un’espressione che nasce nell’ambito delle neuroscienze ma trova presto terreno fertile nel campo degli studi su leadership e organizzazione aziendale.
David Goleman, psicologo e scrittore, nel suo libro più famoso la definisce come “la capacità di riconoscere i nostri sentimenti e quelli altrui, di motivare noi stessi e di gestire positivamente le nostre emozioni, tanto interiormente quanto nelle relazioni sociali.”
Lo stesso autore, passando dalla psicologia al management, affianca al concetto di intelligenza emotiva quello più specifico di intelligenza sociale. Un mix di empatia profonda nei confronti degli altri e capacità di ascolto; predisposizione al lavoro in team e apertura al confronto; orgoglio di gruppo e spinta alla condivisione.
Le ricerche degli ultimi 20 anni evidenziano un paradosso. Da un lato dimostrano una disparità di prestazioni, a tutto vantaggio delle prime, tra organizzazioni che riconoscono e valorizzano al loro interno l’intelligenza sociale e organizzazioni che la snobbano. Dall’altro lato evidenziano come queste ultime siano in netta maggioranza.
E voi? Siete in grado di premiare l’intelligenza sociale presente nelle vostre aziende? O di riconoscere i danni che la sua assenza determina sui rapporti di lavoro? Per quanto l’intelligenza sociale delle persone abbia un fondamento biologico, allenarla e svilupparla è possibile.
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